Perché sanno di non trovarlo
3,6 milioni di persone non cercano più il lavoro
In totale in Italia ci sono 6,6 milioni di disoccupati
In maggioranza sono nel Sud

Ecco un altro dato che fotografa la grave crisi economica che attanaglia il nostro Paese ed evidenzia le ricadute sulle masse popolari. Secondo i dati di Eurostat (l'Ufficio Statistico dell'Unione Europea ) in Italia ci sono 3,6 milioni di persone che non cercano occupazione pur essendo disponibili a lavorare, il 14,2% della forza-lavoro, oltre tre volte la media Ue a 28 Pesi (4,1%). La rilevazione dell’Eurostat, relativa al terzo trimestre 2014, mette nero su bianco come questa percentuale sia salita in un anno di 0,2 punti nell’Unione europea e di 1,1 punti in Italia, l’unico Paese a registrare un incremento di tale portata, il più alto della UE.
Questi 3,6 milioni di persone sono definite “sfiduciate”, in realtà sanno che non potranno trovare lavoro e sono talmente stanche di suonare campanelli, fare colloqui e spedire curriculum che hanno smesso di cercarlo, pur avendone bisogno ed essendo disponibili a lavorare. A questo bisogna aggiungere la gestione del collocamento ai privati, con le agenzie interinali che fanno il bello e il cattivo tempo, proponendo lavori di pochi giorni con paghe da fame spesso più basse di un misero assegno di disoccupazione. Persino in Paesi come la Grecia, dove la disoccupazione è al 25%, la quota degli “sfiduciati” è inferiore all'Italia.
“Italiani, andate in ferie tranquilli, a settembre ci sarà una ripresa col botto”. Così aveva detto il Berlusconi democristiano Renzi a luglio dello scorso anno. Ma tra le promesse, slogan, bugie, conferenze stampa piene di slide ( i fogli di presentazione che spesso nascondono il vuoto) e la realtà c'è una bella differenza. Del resto fin dai tempi della scuola il suo soprannome era “il bomba”, per via delle sue sparate demagogiche. Però per essere più precisi dobbiamo anche dire che quando c'è da stangare lavoratori e pensionati, dare piena libertà di licenziamento ai padroni, fare leggi elettorali antidemocratiche, allora Renzi diventa deciso e concreto e diventa, come dice lui stesso “un rullo compressore”.
Tornando ai dati dell'Eurostat vediamo come di questi senza lavoro 2,1 milioni sono donne, quasi 1,5 milioni gli uomini e sono concentrati sopratutto nelle regioni del sud. In generale sono oltre 2,2 milioni nel Mezzogiorno (di cui quasi 1,3 milioni le donne), e ancora una volta l’Italia risulta spaccata in due con percentuali al Nord del 6,5% (vicine alla media europea) e il Sud che sprofonda con il 30,7% (su 100 forze lavoro tra i 15 e i 74 anni). Tra i giovani, 1,4 milioni sono under 35. La metà di questi inattivi infine, ha un basso livello di istruzione: 1,8 milioni hanno infatti un titolo di studio di scuola elementare o media. Una situazione drammatica che colpisce a macchia di leopardo tutta l'Italia ma che in certe regioni del sud ha portato ad un impoverimento economico, e conseguenze sociali, senza precedenti.
Qui però stiamo parlando di persone che non hanno fatto ricerche di lavoro nelle quattro settimane precedenti la rilevazione. Bisogna aggiungervi oltre 3 milioni di disoccupati ufficiali, che però a novembre risulterebbero addirittura 3,4 milioni. Per cui si raggiunge la spaventosa cifra di circa 7 milioni di persone che non hanno un lavoro: per averlo perso, per non averlo mai trovato o perché non hanno più la speranza di trovarlo. Praticamente un esercito di disoccupati che tutt'ora ha la tendenza ad aumentare, mentre nel futuro sembra che al massimo possa essere scalfito solo da lavoro precario o al nero.
Di fronte a questa ennesima prova delle conseguenze della crisi economica globale del capitalismo, delle politiche della UE imperialista e del governo Renzi, oramai sostenuto apertamente dai voti del partito di Berlusconi, cosa aspetta la Cgil a riprendere la mobilitazione, visto che ne avrebbe la forza e vista la disponibilità alla lotta mostrata in più occasioni dai lavoratori? Rispetto all'attacco frontale portato dal governo alla classe operaia e alle masse lavoratrici e popolari la risposta dei sindacati è stata del tutto insufficiente. Come la scelta dello sciopero generale indetto solo dopo l'approvazione del filopadronale Jobs Act, o quella di convocare il proprio direttivo tre mesi dopo.
Perdere altro tempo o restare immobili significa rendersi complici del governo guidato da Renzi, che va spazzato via prima che faccia altri guai.

28 gennaio 2015